Too Good!

Quasi settimanalmente ci iscriviamo a qualche servizio online o a qualche app: ormai è un’attività che facciamo in automatico, lasciamo i nostri dati con la stessa disinvoltura con la quale guidiamo la nostra macchina.

É anche vero però che alle volte ci troviamo davanti a processi di registrazioni lunghi e macchinosi, che ci fanno passare la voglia (provate ad esempio ad mandare la vostra candidatura per un colloquio di lavoro), e in generale sembrano tutti uguali. Dammi la tua mail, dammi il tuo nome, metti una password, controlla la mail. Passaggi obbligati.

Di recente ho scaricato sul mio smartphone l’app TooGoodToGo, un servizio meraviglioso per evitare gli sprechi dei locali e dei ristornati (se non la conoscete, scaricatela immediatamente, non ve ne pentirete).

La registrazione ad un servizio/sito è a tutti gli effetti il primo vero contatto che instauriamo con loro, è un attestato di fiducia: stiamo lasciando i nostri dati a degli “sconosciuti”. In alcuni casi il primo approccio è traumatico, come quando al primo appuntamento ci fanno aspettare un’ora. Alcune volte invece capita di essere sorpresi fin dal primo istante.

Ecco i miei primi istanti con ToGoodToGo.

Cominciamo (ho già scritto sulla forza del noi, lo trovate qui). Non comincia. Quasi fossimo ad un desk con davanti una persona. La stessa persona che ci guida con una serie di domande.

Mi dia la mail perfavore? Benissimo, ora mi serve il suo nome. Grazie, Federico, che bel nome: adesso dovresti creare una password. Ottimo, mi sembra di capire dall’accento (alias GPS) che vivi in Italia, vero? Perfetto, benvenuto, adesso fai parte del nostro gruppo, guarda quanti siamo.

Wow, passaggi semplici, uno alla volta, messaggi chiari, facilità, ottimo copy!

E non è finita qui. Dopo ci sono altri due passaggi sempre delicati: la newsletter e la geolocalizzazione.

Vuole iscriversi alla newsletter? Non, va bene così, non voglio iscrivermi più a nulla. Cosa volete ancora da me!

Vuole rimanere aggiornato? Certo che sì, mi farebbe piacere. 

Abbiamo detto la stessa cosa, ma il messaggio che passa è diverso: da un lato abbiamo l’iscrizione, dall’altro il desiderio di rimanere aggiornato. A chi non fa piacere?

Con la promessa che riceverò solo mail utili. “Lo sappiamo anche noi, signor Federico, quanto sia molesto ricevere tante mail al giorno, noi le manderemo solo le informazioni che sappiamo essere utili per lei“.

Infine la geolocalizzazione: ormai lo sappiamo, dobbiamo attivare il gps per qualsiasi app, anche se non strettamente necessario per il loro utilizzo. Il motivo è chiaro (forse non a tutti): vendere i nostri dati, i nostri spostamenti e di conseguenza i nostri interessi. Ma raramente ci viene detto che beneficio possiamo trarne noi. 

“Guardi, Federico, se non le dispiace dovremmo capire dove si trova in modo da farle vedere i negozi più vicini a lei”. 

Beh, mi sembra davvero ragionevole.

TooGood!

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